Ho sempre ritenuto, sia per esperienza diretta, che soprattutto per gli studi sull’argomento, che il riposo pomeridiano sia importante per i bambini (ma anche per gli adulti!) perché è attraverso di esso che i piccoli rielaborano le esperienze vissute nelle ore della mattina e si ricaricano di energie.
Per tale motivo, non ritengo rispettoso nei confronti dei bambini, anzi ritengo che sia una vera violazione dei diritti dell’infanzia, con ripercussioni sul loro sistema neurovegetativo, la regola presente nella maggior parte delle scuole d’infanzia di eliminare questo momento.
Mi appare incomprensibile come le scuole dell’infanzia, preposte alla crescita ed all’apprendimento dei bambini più piccoli manifestino una resistenza al riposo pomeridiano.
Nella mia esperienza ultra ventennale come titolare sia di asilo nido che di scuola d’infanzia, ho potuto constatare che questo momento sia assolutamente necessario ai piccoli, tanto quanto il riposo notturno, sia per recuperare le energie spese nell’arco della mattina, sia per favorire l’apprendimento e lo sviluppo dei processi cognitivi, come viene evidenziato dai numerosi studi effettuati dall’Università dell’Arizona, o da quelli di Rebecca Spencer dell’University of Massachusetts, che hanno dimostrato che un momento di riposo nell’arco del pomeriggio produca effetti positivi sulle capacità cerebrali, sia migliorando la capacità di concentrazione, che la memoria.

Tutte le ricerche neuroscientifiche affermano che il sonno sia basilare per poter sviluppare ed utilizzare al massimo le proprie risorse e condurre una vita sana mantenendo un buon funzionamento del sistema immunitario

Inoltre dopo un ”sonnellino” il bambino percepisce e recupera un senso generale di benessere, di contro le società pediatriche segnalano che si stanno sempre più riducendo le ore di sonno ai bambini con danni neurofisiologici ed anche metabolici.
Spesso si sente dire da parte dei genitori dei bambini della scuola dell’infanzia (3/5 anni) che farli dormire il pomeriggio comporta poi una difficoltà nei normali ritmi sonno- veglia. Tale osservazione è vera se il riposo pomeridiano si prolunga per due o tre ore. Ma se si mantiene una media che può variare, assecondando le diverse modalità individuali, dai 30 minuti ad un’ora/un’ora e un quarto, questo è solamente un vantaggio per i bambini.

Se si considera che sia per gli adulti che per i più piccoli normalmente c’è un calo fisiologico della soglia dell’attenzione concentrato tra le h.13,30/14 e fino alle h.16,00 circa, ben si può comprendere come un sonnellino possa essere una risposta ai normali ritmi dell’organismo.

Un bambino di tre anni che frequenta la scuola dell’infanzia trascorre la mattina tra varie attività, giochi, ed insegnamenti a contatto con coetanei ed adulti. Per tale motivo il riposo per questa fascia di età è fondamentale, perché non solo permette di recuperare le energie spese, ma favorisce l’apprendimento e lo sviluppo cognitivo, e cosa di non secondaria importanza, durante il riposo il piccolo rielabora le informazioni ricevute nell’arco della mattina e le emozioni vissute .
Come dicevo, non esiste una regola universale sulla durata del riposo pomeridiano: normalmente i piccoli sanno ben autoregolarsi e si svegliano da soli, comunque se il bambino tende a dormire a lungo ed in questo modo potrebbe ritardare poi l’ora della ninna della sera, si può svegliarlo dolcemente dopo un tempo ritenuto idoneo alla sua ripresa di energie.

Dicevo degli effetti benefici del riposo pomeridiano, ma c’è anche da considerare che far “saltare” il sonnellino, nella speranza che la sera il bambino vada a letto presto, crea nel piccolo un effetto opposto a quello desiderato. Infatti il bambino affronterà le ore serali nervoso ed eccitato, rendendo così ancora più difficile il momento e il conseguente abbandono al sonno.
Inoltre la mia esperienza mi spinge a ritenere che il riposo pomeridiano sia un bisogno fisiologico al quale i bambini si abbandonano ben volentieri, anche se i “più grandi” spesso sono più riluttanti, ma una volta invitati a distendersi “solo per riposare un pochino, senza dormire” crollano dopo pochi minuti.
Ricordiamoci, inoltre, che affinchè un bimbo, sia neonato che più grande, affronti bene il momento del sonno, si deve spesso ricorrere a piccoli stratagemmi che normalmente portano a risultati positivi.
Per prima cosa è importante creare dei rituali che vadano dall’abituare il piccolo a dormire sempre nello stesso luogo sia di notte che di giorno e, poi possono essere utili secondo l’età, sia
una ninna-nanna che una filastrocca, la compagnia di un peluche o il racconto di una storia.
Questi semplici supporti normalmente aiutano il bambino a rilassarsi e quindi ad addormentarsi più facilmente.
Ricordiamoci dunque come ha detto Daniele Novara, pedagogista direttore del Centro psicopedagogico per l’educazione, che privare il sonnellino ai bambini della scuola dell’infanzia, equivale a togliere loro il cibo.